Attacco informatico alla Ferrari, rubati i dati dei clienti

Nei giorni scorsi la Ferrari ha comunicato di aver subito un attacco hacker. 
Dopo essere riusciti ad accedere ai sistemi IT e a sottrarre i dati di contatto dei clienti, i pirati informatici hanno chiesto un riscatto che la casa di Maranello non è intenzionata a pagare perché “finanzierebbe attività criminali”.

 

Le richieste non verranno accolte 

Lo scorso ottobre la cybergang RansomEXX aveva rivendicato un presunto cyberattacco tramite ransomware. Nonostante Ferrari avesse smentito la violazione dei sistemi, i responsabili hanno dichiarato di aver diffuso oltre 7 Gb di dati sottratti: manuali di riparazione, datasheet e molti altri documenti interni.
A distanza di nemmeno sei mesi, l’ufficio stampa del Cavallino rampante conferma di aver subito nei giorni scorsi un attacco informatico ai dati di contatto dei clienti e di aver ricevuto una richiesta di riscatto. Tuttavia, la società guidata da Benedetto Vigna non sembra avere alcuna intenzione di piegarsi: in linea con la policy aziendale non cederà ai ricatti “in quanto acconsentire a simili richieste finanzierebbe attività criminali e permetterebbe agli autori delle minacce di perpetuare i loro attacchi”. 

 

Indagini in corso e clienti informati 

"Dopo aver ricevuto tale richiesta - spiega la Ferrari - abbiamo immediatamente avviato un'indagine in collaborazione con una società di cybersicurezza leader a livello mondiale. Inoltre, abbiamo informato le autorità competenti e siamo certi che faranno tutto quanto in loro potere nello svolgimento delle indagini”.
Una delle prime mosse della casa di Maranello è stata quella di avvertire i bersagli dei pirati informatici: “Abbiamo notificato ai nostri clienti la potenziale esposizione dei loro dati e la natura dell'evento”.
L’azienda rassicura inoltre di aver “collaborato con esperti per rafforzare ulteriormente i sistemi”, e di avere fiducia nella loro solidità. 

 

I rischi per la sicurezza 

La casa automobilistica riconosce di essere “un obiettivo molto attrattivo per i cybercriminali che cercano di carpire informazioni: in questo caso relative ai dati di contatto dei clienti, ma in generale possono fare gola anche disegni, prodotti e brevetti, molto preziosi sul mercato”.

La vicenda accende i riflettori sulla sicurezza delle aziende, esposte a rischi sempre maggiori.
Secondo il report della polizia postale, nell’ultimo anno si è registrato un aumento del 45% di denunce per attacchi hacker a server italiani. I settori più colpiti sono soprattutto quello industriale-manifatturiero e dei servizi, in particolare piccole e medie imprese che dichiarano di essere state vittime di ransomware, ossia un virus informatico che estrapola dati riservati a scopo di riscatto. 

Alla luce di questi dati, risulta evidente la necessità di conoscere in maniera approfondita e sempre più aggiornata come proteggere i nostri dispositivi e le nostre informazioni personali.
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